Il MuSa è ospitato negli spazi della chiesa di Santa Giustina: il complesso, fondato nel 1587 su impulso del conte Sebastiano Paride di Lodrone e del cappuccino Mattia Bellintani, ospitò fino al 1773 il collegio dei padri Somaschi.
Con la soppressione veneziana della comunità somasca (1774), il complesso continuò ad essere uno spazio per la formazione, ospitando il collegio civico e le scuole tecniche fino ad anni recenti. Infine, è stato ristrutturato nel 2005-2009, garantendo così la piena accessibilità degli spazi ai diversamente abili.
Mentre la chiesa, costruita tra il 1588 e il 1608, spiccava sul panorama salodiano per l’architettura manierista di grande modernità e raffinatezza. I danni causati dai Garibaldini nel 1859 portarono alla sconsacrazione della chiesa e alla sua trasformazione in struttura scolastica con un intervento di Angelo Fuchs – l’autore di alcune splendide architetture liberty gardesane – che tramezzò la chiesa e demolì l’area presbiteriale nel 1897. Restano oggi poche testimonianze della bellezza dell’interno: alcuni frammenti del rivestimento di stucco delle cappelle laterali, alcuni affreschi del corridoio del chiostro e alcune tele seicentesche, ora presenti nel Duomo di Salò.
Oggi i musei sono uno strumento di sviluppo culturale, sociale, economico, turistico, non soltanto una raccolta, più o meno importante, di testimonianze del passato. L’Amministrazione comunale di Salò ha dimostrato di comprendere appieno questa potenzialità, ristrutturando in modo superbo l’antico edificio di Santa Giustina.
Finalmente le sue grandi e luminose sale ospitano, in un percorso tematico, tutte le preziose raccolte di una città che – non a caso – i dominatori della bellezza veneziani chiamavano “la Magnifica Patria”: opere d’arte, raffinata liuteria, antichi macchinari, la collezione del Nastro Azzurro, persino mummie stravaganti sono il tesoro, che circonda il chiostro dove si svolgeranno concerti, spettacoli, incontri, mostre. Si esordirà con “Le due vite di Vincent Van Gogh”, 60 dipinti di Ernesto Tatafiore, esposti in parte al MuSa, in parte al Vittoriale degli Italiani, grazie alla neonata associazione GardaMusei.
Il MuSa culmina, temporalmente, con la pagina più drammatica della storia d’Italia e della città che ne fu involontaria protagonista: la Repubblica Sociale Italiana (RSI) e la lotta di Liberazione. Dello studio e della conoscenza di quel periodo ci faremo carico, affinché ne nasca una nuova consapevolezza del passato in vista di un futuro migliore. Che il Comune di Salò abbia voluto affidare il MuSa all’antica istituzione dell’Opera pia Carità laicale rappresenta appunto un ponte tra passato e futuro, cultura e territorio, economia e bellezza.
MuSa - Museo di Salò
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